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Profezia dei Maya e' solo business

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Il punto di partenza è che i Maya non avevano la più pallida idea di predire la fine del mondo. Parola di Massimo Polidoro, scrittore e  "detective del mistero", uno dei massimi esperti internazionali nel campo della psicologia dell'insolito, del paranormale e dei misteri in generale, segretario nazionale e co-fondatore, insieme a Piero Angela, Margherita Hack e Silvio Garattini del CICAP (Comitato italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale). E l'Apocalisse, che sarebbe stata predetta dalla popolazione precolombiana per il 21 dicembre 2012, ha tutte le caratteristiche per rientrare nelle categorie citate. Ma allora perchè tanto clamore intorno a questa data?

"L'unico aggancio reale ai Maya è il fatto che uno dei loro calendari temrina il 21 dicembre. Per poi ripartire, però, il 22 dicembre!" spiega Polidoro a Panorama.it .

Insomma, nulla di vero. Chi temeva di perdere tutto il prossimo 21 dicembre 2012 può stare tranquillo. Non servirà fare testamento, né tantonmeno sperperare tutti i suoi averi perchè tanto poi tutto finirà, né cercare (inutilmente) un bunker dove rifugiarsi con scorte apocalittiche. Resta il fatto che sulla presunta profezia dei Maya si è detto tutto e il contrario di tutto. Perché? "Perché questa storia è stata messa in circolazione da alcuni cultori new age, soprattutto americani, e da appassionati di misteri poco informati o in mala fede, perchè questi argomenti tirano" spiega ancora Polidoro.

In che senso?

Nel senso che dal 2002, cioè da quando si è iniziato a parlare della profezia, sono stati pubblicati libri, realizzati documentari e molto altro materiale.

Insomma, questione di business ?

Esattamente. Dal punto di vista scientifico non c'è nessun fondamento, non c'è nulla di cui preoccuparsi nè eventi pericolosi, come allineamento di pianeti, smottamenti o altro di cui si è sentito parlare nelle ultime settimane e negli ultimi mesi.


Dunque non resta che aspettare, senza temere nulla?

Sì, certo. L'unica cosa che bisogna davvero sperare è che non ci sia qualche matto che commetta qualcosa di brutto, come quel gruppo di millenaristi (setta che crede nella fine del mondo) che a metà degli anni '90 si suicidò in massa in Svizzera. La parola d'ordine è: non drammatizzare.

 

Panorama.it

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