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Lampedusa: tunisini danno fuoco al campo d’accoglienza

Lampedusa non ce la fa più. Una rivolta è scoppiata tra la polizia ed un gruppo di tunisini, ma scontri si sono verificati anche tra i locali ed i migranti, con sassaiole. Tutto è cominciato con la protesta, poi degenerata, di un gruppo di migranti del nord Africa nella zona del porto vecchio. Qui i clandestini si sono impossessati di alcune bombole del gas, che si trovavano all’interno di un ristorante ed hanno minacciato di farle esplodere. E’ a questo punto che è partita la carica della polizia, tra il fuggi fuggi degli extracomunitari.

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Durante il fenomeno rivoltoso decine di persone sono rimaste ferite, tra forze di polizia e migranti, uno dei quali, in gravi condizioni, è stato elitrasportato all’ospedale di  Palermo. Ma i lampedusani sono allo stremo: sono più di uno  gli episodi di tentativi di pestaggio e addirittura di linciaggio degli isolani verso gli extracomunitari. Molto malvisti anche i giornalisti.  I cronisti sono stati accerchiati e costretti ad andar via. «Non vi vogliamo, sparite». Il cameraman della Rai, Marco Sacchi, è stato aggredito e la telecamera gettata a terra. Aggredita in precedenza una troupe di Sky. L’inviato Fulvio Viviano e l’operatore Davide Di Stefano, che stavano girando delle immagini nel porto dell’Isola, sono stati aggrediti da un gruppo di lampedusani.

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Il sindaco di Lampedusa,Dino De Rubeis ha invitato il Capo dello Stato, NApolitano, a recarsi sull’isola e dichiara: “Abbiamo sull’isola 1500 delinquenti che ieri hanno dato fuoco al centro. Il ministro Maroni si muova perché noi accetteremo più nessun immigrato. Il presidente Napolitano venga a Lampedusa a darci la solidarietà se davvero l’Italia è unita. Siamo stanchi di questa linea morbida adottata dalle forze dell’ordine nei confronti degli immigrati tunisini. Non si capisce perchè negli stadi, quando ci sono disordini, poliziotti e carabinieri usano subito le maniere forti contro gli stessi connazionali. Invece, a Lampedusa, accade tutt’altro. Ci vuole anche qui il pugno forte e rinchiudere le centinaia di tunisini che bivaccano da ieri per le strade al campo sportivo”. Anche il primo cittadino dell’isola vive sotto assedio, con una scorta per  la sua sicurezza personale, dopo che alcuni suoi concittadini lo hanno accusato di aver tenuto una linea troppo morbida sulla questione clandestini.

La situazione sta degenerando e De Rubeis chiede: “Siamo in presenza di uno scenario da guerra, lo Stato mandi subito elicotteri, navi per trasferire i tunisini che vagano per l’isola dopo avere incendiato ieri il centro di accoglienza. Ed alle associazioni umanitarie dico: non vi permettete di accusare di razzismo i lampedusani, perché hanno dato fin troppo. Siamo in guerra, la gente a questo punto ha deciso di farsi giustizia da sola”. La gente comincia anche ad aver paura, soprattutto per i più deboli: i bambini. Il dirigente della scuola di Lampedusa ha chiesto alla preside di chiudere i cancelli e chiesto agli insegnanti di vigilare sugli alunni; c’è la paura che i migranti, allo sbando sull’isola,  possano aggredire ragazzi e bambini. Il Sottosegretario all’Interno con delega all’immigrazione e asilo, Sonia Viale ha dichiarato che saranno tutti rimpatriati entro 48 ore. I rimpatri  sono anche la conseguenza dell’incendio doloso che ha distrutto il centro di prima accoglienza presente sull’isola: a far scoppiare la scintilla della rabbia dei tunisini, la notizia che sarebbero stati rimandati nel loro Paese. “I miei concittadini – spiega il sindaco Bernardino De Rubeis – hanno ragione e mi chiedono che i tunisini spariscano dalla loro vista. È una situazione che non può continuare. Il Viminale deve intervenire al più presto”. E qui arriva la dichiarazione del Presidente della Camera: “Il nostro lavoro di anni è andato in fumo. Una rivolta simile si poteva prevedere e infatti noi l’avevamo prevista, mettendo in guardia le autorità”.

Fonte: www.ilmessaggero.it

 

 

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