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Si uccide a causa dei CREDITI con lo stato

Lo stato è sempre molto veloce e autocratico nel chiedere le tasse ai cittadini, non altrettanto quando si tratta di restituire i soldi versati.

Quest è la storia di Roberto Nirchi, imprenditore edile di Pofi (FR), che si è ucciso a causa dello stato ladrone. Accanto al corpo una cartella esattoriale di 50 mila come lui, prima di lui e dopo di lui, troppe decine di altri cittadini.

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Di contro, è morto come un barbone, ucciso da una burocrazia che lo ha ridotto a vivere in un’ auto per otto anni, aspettando di riavere dallo Stato 351 milioni di Iva versati a credito nel 1984. Due pesi e due misure, ma con lo stesso finale, il termine violento di una vita che si spegne nella disperazione e nella rassegnazione di chi si vede privato della propria dignità di essere umano.

Il cittadino consumatore, mattonella fondante lo Stato, portato alla morte dall’iniquità di se stesso o comunque di ciò che se stesso rappresenta nella stessa misura di ogni altro cittadino. Tutto ciò deve terminare, crediamo che un fisco che esageri nei confronti dei deboli e diventi mite nei confronti dei potenti non rappresenti più la società civile. Quante volte abbiamo sentito ed assistito a concordati con grandi evasori, in debito di milioni di euro che saldandone solo una minima parte siano riusciti a riconciliarsi con lo Stato, e quante le volte che abbiamo letto ed assistito alla fine di una vita che dallo Stato aveva ricevuto richieste esattoriali di poche migliaia di euro? Un sistema esattoriale che può chiedere agi, interessi correnti, sanzioni, more, e chi più ne ha più ne metta, un sistema esattoriale che scatta come d’incanto appena prima dei termini di prescrizione quasi a voler raggiungere volontariamente il massimo lucro nella richiesta. Non siamo nel mondo dell’informatizzazione? A senso dover aspettare il quinto anno per ricordare un debito al cittadino potendo così aumentare quel debito ai massimi livelli? Al contrario lo stesso Stato, se debitore, a suo comodo riconosce al cittadino un’interesse legale che sfiora il ridicolo, nessuna sanzione, nessuna mora o aggio per il cittadino che deve preoccuparsi di rinnovare richieste su richieste, solo un misero 2,5% del proprio capitale neanche soggetto a capitalizzazione. Può l’insieme dei cittadini di un’intero paese essere così bieco da non considerare tutto ciò e rimanere immobile davanti un disagio sociale che colpisce milioni di cittadini. Non è equitalia il problema, il problema sono le norme fatte ad hoc per capitalizzare e foraggiare società nate dal clientelismo politico, il problema è la volontà nel cambiare la norma o la volontà dei cittadini nel cambiare chi deve cambiare norme ingiuste e socialmente dannose come il sistema di esazione.

Non basta disporre tempi di rateizzazione più lunghi, non è sufficiente disporre l’impignorabilità della prima casa, quando spesso la casa è ormai gravata di ipoteche e i debiti sono ormai contratti, non basta girarsi dall’altra parte confidando sul facile assenso di chi ha interesse a posizionarsi sul problema per visibilità od ottenimento di una rendita di posizione, serve ascoltare i cittadini, il vero Stato, ed agire di conseguenza. Serve imporre regole e tempi che siano compatibili ai sistemi informatici di cui siamo in possesso, serve attuare l’esazione differenziando chi evasore lo è per volontà e chi lo è per bisogno, serve considerare Stato il cittadino e conseguentemente stabilire reciprocità di trattamento, serve finirla di ossequiare il calciatore, lo sportivo, l’imprenditore che agisce con furbo calcolo e riportare al cittadino pretese ed esazioni compatibili al proprio reddito. E’ ora di finirla con condanne alla galera per chi ruba una mela. Chiedere 10.000 euro per un debito originario di 2.500 è semplicemente folle e paragonabile al reato dell’usura soprattutto se accompagnato a metodi e sistematicità della richiesta che pone in uno stato di prostrazione psicologica chi, soprattutto di questi tempi, la crisi la vive con maggiore difficoltà. Ha senso avere crediti per 20 miliardi quando se ne incassano 2 e se ne condonano 98 alle slot machine? Serve questo allo Stato, quindi alla collettività? Quanto costa incassare quei 2 miliardi? Può aver senso doverne avere 10 ed incassarne 10 dando ai cittadini una seconda possibilità?

Konsumer Italia lancerà una raccolta di firme a sostegno di una propria proposta di legge che riconduca agli stessi diritti ed agli stessi doveri al cittadino e lo Stato, che finalmente ponga il soggetto collettivo sullo stesso livello del soggetto individuale che lo origina, l’apertura degli sportelli di Konsumer Italia sarà concomitante alla presentazione della proposta di legge ai gruppi parlamentari ed all’inizio della raccolta di firme per far si che la legge, se non sposata dai politici, sia sposata dal movimento popolare, con l’aiuto di tutte quelle associazioni di Consumatori che di questa battaglia sociale vogliano esserne parte attiva e propositiva, perché se si vuol rappresentare il cittadino è il cittadino che pone le questioni su cui lavora il suo rappresentante e non altre le priorità. Un fisco giusto per un paese giusto uno degli obbiettivi di Konsumer Italia su cui siamo certi molte altre associazioni stanno lavorando seriamente e convergeranno nella battaglia per l’equità sociale che si aprirà.


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