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31 Maggio il giorno della chiusura profilo (account)

 

LA QUESTIONE privacy investe Facebook e non può essere più ignorata. In seguito alle critiche che piovono da tutti i lati, la società ha convocato un summit dei suoi vertici, come si conviene quando c'è uno stato conclamato di crisi. Il social network è ormai spalle al muro, soprattutto dopo l'intervento dei garanti per la privacy europei. E tra gli utenti cresce il fronte di chi valuta se abbandonare il sito giudicato poco rispettoso dei loro dati personali.

Neanche in questo clima, però, Facebook rinuncia al suo stile tipico: la riunione è stata a porte chiuse. La società non ha fatto sapere nulla di quello che è stato detto o deciso, se non che è stata una "discussione proficua". La sola azione annunciata ieri riguarda più la sicurezza del network che la privacy in senso stretto: ha aggiunto funzioni per contrastare il fenomeno dei ladri di informazioni personali, quelli che riescono a collegarsi agli account altrui.

Le polemiche che hanno colpito il network sono ben altre, però, e riguardano il modo con cui esso stesso gestisce i dati personali dei suoi 400 milioni di utenti. L'ultima è per il servizio nato a fine aprile, l'instant personalization 1. Fa sì che siti partner di Facebook possono sfruttare le informazioni personali che l'utente ha pubblicato sul network (nome, *censored by google*, connessioni con altre persone o gruppi). Quando un utente di Facebook va su un sito partner troverà una pagina personalizzata in base ai suoi dati, per esempio con consigli basati sui suoi gusti musicali o su quelli dei suoi amici. L'utente può evitare questa personalizzazione? Sì, ma soltanto se si prende la briga di modificare un'opzione sul proprio profilo di Facebook.

Una novità "inaccettabile" scrive il Working Party, formato da tutti i garanti della privacy europei, in una lettera inviata al social network 2. Poco tempo fa i garanti avevano puntato il dito 3, in modo analogo, contro Google riguardo al servizio Buzz. In quel caso, l'azienda di Mountain View che ha risposto riconoscendo l'errore. Chissà se anche Facebook si dimostrerà accondiscendente.

Nel frattempo, il social network subisce pressioni anche in madrepatria: un gruppo di senatori Usa gli ha chiesto di essere più trasparente sul modo con cui gestisce i dati personali. Le critiche sono un coro a più voci, anche gli esperti di privacy ci si mettono: l'associazione storica del web Eff ha pubblicato una timeline 4 con il progressivo peggioramento del rapporto tra Facebook e privacy. L'esperto Matt McKeon l'ha messa in bella grafica 5 mostrando come Facebook, dagli inizi ad oggi, ha esposto sempre più informazioni personali degli iscritti.

Lo scopo del network è ovviamente quello di massimizzare lo sfruttamento marketing e pubblicitario dei dati.  Né hanno giovato, alla sua fama, sparate come quella del 25enne fondatore Mark Zuckerberg, che ha detto in pubblico 6 "la privacy è un concetto vecchio, superato". Qualcosa di cui gli utenti non si curerebbero più, impazienti come sono di condividere e comunicare. Un calcolo sbagliato, forse, da cui potrebbe cominciare il declino del network a favore di un concorrente più rispettoso delle informazioni personali. L'ha chiesto a gran voce Ryan Singel dalle colonne di Wired 7 ed è una possibilità che comincia a diventare reale. Quattro ragazzi sono riusciti in pochi giorni a raccogliere 120 mila dollari per il progetto Diaspora 8: un social network "open", che nascerà a settembre e che a differenza di Facebook darà agli utenti pieno e trasparente controllo sui propri dati personali.

Pressato da esperti e autorità di tutto il mondo da una parte, minacciato da alternative open dall'altra, Facebook potrebbe decidere di cambiare strada, dovendo però così anche rivedere i propri piani di remunerazione. Nel frattempo, però, c'è anche chi pensa di andarsene: un gruppo di scontenti ha individuato nel 31 maggio il giorno in cui ci si dovrebbe cancellare in massa da Facebook, il Quit Facebook Day 9. Per ora sono 1281 gli utenti che si sono impegnati a fare questo passo.

 

Fonte:

https://www.repubblica.it/tecnologia/2010/05/17/news/facebook_riunione_privacy-4063531/

 

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